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Paolo Masi

a cura di Marco Meneguzzo
3 ottobre 2009 - 31 gennaio 2010

Frittelli Arte Contemporanea è lieta di presentare al pubblico una rassegna antologica, a cura di Marco Meneguzzo, che documenta cinquant'anni di attività di uno dei protagonisti dell'arte italiana: Paolo Masi.

In mostra saranno presenti i lavori dell'ultimo decennio, mentre il catalogo ripercorrerà le tappe fondamentali del percorso pittorico dell'artista a partire dalle prime opere informali, “in cui il segno dà origine a tracciati complessi e aggrovigliati, piccole forme che rimandano a mondi fantastici e grotteschi di matrice surrealista”, fino alle prove recenti. Dalle esperienze della pittura informale, sinonimo di “un'onda d'urto contro ogni accademismo”, e dell'astrattismo concreto (al quale aderisce attraverso una sua libera interpretazione) passa ad un'attività articolata e diversificata sul piano tecnico-logistico: interroga le possibilità dell'arte contemplando la materia e trasformandola. Negli anni '60 tende ad un'espressione emblematica della vita odierna relazionandone i segni in una classificazione bidimensionale, chiudendoli in dimensioni precise, in colori di estrazione non naturalistica, ottenendo una “destrutturazione analitica della presenza colore”, ricerca sulla tela una tridimensionalità attraverso una particolare declinazione della griglia geometrica. La ripetizione delle forme allude al lavoro meccanico, alla ripetizione dei gesti, ad un vero e proprio “graficismo programmatico inteso come segno di un ordine che si vuole ricostituire per intero”, ricollegandosi anche al Costruttivismo russo e al Bauhaus, che per primi hanno sperimentato l'applicazione industriale nell'arte. In questo periodo partecipa a gruppi di ricerca estetica come il Centro F/Uno, che è riuscito a trasgredire “la situazione d'insularità culturale in cui si trovava ad operare la città di Firenze, una città che vive in una situazione particolare di congelamento e di coniugazione al passato remoto”.

In seguito si avvicina alle contestuali esperienze analitico-riduttive, scomponendo e riorganizzando sul pavimento e contro le pareti aste di alluminio, specchi, fili e piccoli plexiglass colorati, che estendono anche alla terza dimensione la ritmicità dello spazio-colore. La fase successiva coincide con il ritorno alla bidimensionalità attraverso il progetto Rilevamenti esterni – conferme interne (1974 -1976), elaborazione che Paolo Masi sviluppa a partire dal lavoro iniziato nel '74 a New York delle Polaroid di tombini, muri e pavimenti. I rilevamenti, che rimandano ad un'analisi sottile del contesto urbano, costituiscono un legame tra lavoro materiale e rapporto con la storia, con la propria realtà esistenziale. Le “tessiture” e i cartoni da imballaggio, sui quali interviene modificando (bucando e tagliando) l'originaria struttura, sono la prova della presenza del “gioco inteso come creatività e al contempo come disagio sociale”.

Nella seconda metà degli anni '70 risulta insorgente l'accentuazione sensibile, come si può constatare dalla “parete analitica di occasioni materiche, sensitive, ottico-tattili, proposte alla Biennale di Venezia del 1978: esempio di transito concettuale verso la fenomenologia percettiva”.

Negli anni '80 prosegue una ricerca analitica sulla pittura e sul colore, percepito come materialità capace di assorbire o riflettere la luce. I colori sono chiamati a percepire le mutevoli vibrazioni ottiche, in quanto evidente è la volontà di indagare la leggibilità percettiva dello spettatore.

Negli anni '90 recupera un rapporto di identificazione e riscoperta del proprio territorio attraverso gli aspetti storici e geometrico-razionali, che caratterizzano la città di Firenze, come si può notare dall'intervento del 1993, Rullopittura, in cui Paolo Masi si riallaccia alla stratificazione storica e ai segni che essa produce. In questi anni la superficie pittorica viene suddivisa dall'artista in fasce orizzontali di colore, bande di pigmento stese con tecniche differenti, realizzando, così, un confronto sulla base dell'effetto di superficie.

La gestualità, il colore, il segno si mostrano come protagonisti indiscussi di tutte le fasi della scena artistica di Paolo Masi. In particolare i dipinti dell'ultimo periodo sono caratterizzati da superfici solcate da impronte, segni, moduli, vere e proprie costellazioni di forme generate e confermate da un racconto gestaltico, che si configura nella volontà dell'artista di attuare un'interazione tra il percorso di creazione delle forme e quello della loro differenziazione all'interno dell'opera stessa.



 

 

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